CD – Piazza – Officina TE 13496 1996
gli ultimi 12 brani ripropongono il primo vinile del gruppo.

uaili

Questo album è al momento esaurito e in attesa di ristampa

 

Ascolta “Cupa cupa”

 

Ascolta “Marì je giute all’acque”

 

01. Te so venute a cantà 2:00
02. Marì je giute all’acque 3:15
03. Lu Vunerdia Sante 5:18
04. Ze monecarille 2:55
05. Uailì 1:36
06. Caterine a messe 3:40
07. La canteneire 3:06
08. Stornelli 3:25
09. U vuerbe de Dije 1:20
10. Cupa cupa 2:00
11. Nenie natalizie altamurane 4:05
12. Diavule, diavule 2:35
13. Mo ne sceme all’acque 3:48
14. U scarpeir 2:54
15. Cummà Marie 2:40
16. Paratele – Sine sine 2:07
17. Fronne d’alije 2:09
18. La pejte du Uaragniaun – Sì nera nera 5:28
19. Allu balle 3:10
20. U trajenirre 3:22
21. Mamm lu zite 2:34
22. I mo me ne ibbe 2:55
23. Tarantella quanne parite belle 4:08
24. Derme bambenidde 2:56

Uaragniaun
Luigi Bolognese: chitarra, mandoloncello, bouzouki, charango, voce
Maria Moramarco: canto
Silvio Teot: tammorra, darbouka, percussioni, flauto traverso, voce

e con:
Pino Colonna (flauti dritti), Eufemia Mascolo (contrabbasso), Filippo Giordano (violino),
Rocco De Rosa (tastiere), Giuseppe Trabace (flauto traverso), Nello Giudice (basso elettrico), Pasquale Laino (zampogna e ciaramella), Romano Maletic (tromba).
La recensione di Michele. L. Straniero

La pietra del Garagnone (antica contrada d’origine longobarda situata fra Gravina e Spinazzola, sulla quale Altamura vantava antichi possedimenti) è uno sperone di roccia che si differenzia nettamente dalle rotonde colline calcaree della Murgia per la sua asperità. È una dissonanza nel concerto di quelle forme e volumetrie omogenee. Puntuta e spigolosa, essa fu fatta così, secondo la leggenda, dalla spada di Orlando, furibondo, con la sua Durlindana, per non essere riuscito a sconfiggere in duello un rivale. Ma la spada si rivelò ancora magica e invincibile: invece di spezzarsi, tagliò la Murgia in due e creò la Pietra del Garagnone. L’accurata spiegazione dello strano nome pugliese è dovuta alla penna di Bianca Tragni, che ne tratta in una presentazione del carattere e del lavoro di un gruppo di giovani studiosi e ricercatori i quali, con sede proprio in Altamura, hanno scelto per sé quel nome a chiave, riferito a un parallelo locale del ciclo arturiano, dove si vede il celebre conte di Bretannia e nipote di Carlo Magno muoversi e agire non come protagonista dell’epica cavalleresca bensì come eroe popolare dell’Opera dei Pupi. Come la leggendaria spada di Orlando che tagliava la montagna è la voce magica e tagliente di Maria Moramarco, protagonista con i suoi compagni di quest’avventura tra la nobiltà delle «canzonacce dei cafoni», per dirla ancora con Bianca Tragni. Maria, ed i musicisti Luigi Bolognese e Silvio Teot, tentano con successo l’operazione di tramandare gli antichi canti del popolo delle Murge, affidandoli al mezzo tecnologico, disco e musicassetta. Ultimo risultato di questa amorosa e intelligente fatica, ecco qui il cd del gruppo Uaragniaun intitolato Uailì (un grido di esortazione e di esultanza) e contenente ventiquattro pezzi cantati e suonati con la collaborazione di Pino Colonna (flauti dolci, sassofoni, scacciapensieri), Filippo Giordano (violino, coro) ed Eufemia Mascolo al contrabbasso, nonché (per altri brani) di Giuseppe Trabace (flauto traverso), Pasquale Laino (zampogna lucana, ciaramella), Romano Maletik (tromba, coro), Nello Giudice (basso), Rocco De Rosa (tastiere), mentre Pasquale Trivigno si è occupato della programmazione e Michele Moramarco ha prestato la sua voce per U trajenirre. Che è una delle canzoni, la ventesima: di tutte ci viene offerta la trascrizione letterale dei testi nel libretto interno del cd, prodotto dalle Edizioni Officina di Campomaggiore (Potenza) e “marketed worldwide” by Robi Droli, Strada Roncaglia 16, 15040 San Germano (Al), tel. 014250577, alla quale la preziosa opera va richiesta ove – come purtroppo è probabile – non la si trovasse a prima richiesta nei negozi di dischi. Il libretto conclude con una frase programmatica che dice tutto sulle intenzioni e la qualità del lavoro di Uaragniaun: «Riproponiamo e interpretiamo il canto popolare senza fare il verso ai contadini».

Recensione apparsa su “Contrappunti” novembre 1998

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.